Marco Rubelli

Marco Rubelli

Volere volando

SPETTACOLO TEATRALE CON CANZONI DEL CANTAUTORE FRANCESCO MAGNI

Se cado, mi rialzo. Se cado, mi rialzo. No, non mi proteggo. Cadere, se è il caso, ma non passare la vita invano. La luce che ho dentro, il vuoto che mi porto. Sono solo un corpo nell'universo (una coscienza); un momento di eternità.

Dalla canzone, bellissima, di Francesco Magni, “Volare volando”, con quella “e” (di volere) al posto della “a” (di volare), a far slittare il campo semantico, a cambiare totalmente il sotteso, trae spunto questa storia, universale ma calata decisamente nel nostro tempo. La storia di un uomo insoddisfatto di sé, instabile, “sulla corda”, costretto a una vita lavorativa che detesta, che sente come mediocre e inadeguata, colto in un momento di grande crisi (la separazione con la moglie), che si trova a un certo punto della propria vita a riflettere sul fallimento di ciò che aveva vissuto come unico tentativo di riscatto, l’aspirazione artistica, la produzione pittorica, l’Arte!, tradottasi in lui solo come velleità artistica, ingenua e sempre poco convinta (e ancora più frustrante essendo egli unito con un’artista di successo) e declinata sempre nel senso dell’affermazione del Sé (della notorietà, del riconoscimento, della perpetuazione… del “Volere”) mai della liberazione del Sé (del “Volare”), con un malinteso impiego da parte sua delle ali della creatività.

Il tutto sfocia in una lucida, e ugualmente allucinata, meditazione, a tratti divertente, a tratti tragica, sul successo e l’affermazione nel mondo, sull’illusione che vi è dietro. Una meditazione, tra l’altro, condotta proprio su un cuscino “da meditazione”, yogi, buddista, nell’impossibilità, sempre goffamente manifesta, di tenere a freno il pensiero, che gira, gira… 

Una storia come tante, dunque, ma con un esito non scontato: la scoperta (tardiva, fuori tempo massimo, ma che importa?) della bellezza della propria vita (almeno sulla carta; anzi… sul quadro!) e di un’altra dimensione possibile, quella della profondità a scapito della grandezza, dell’umanità schietta e raccolta, che lo conduce infine a un’ulteriore scoperta: la realtà!, la realtà così come si presenta veramente, e non le distorte immagini mentali; e nella realtà, il corpo; e nel corpo: l’accettazione dell’annullamento inevitabile del sé, la consapevolezza dell’unica eternità che ci è concessa, in quell’unico punto.

A far da specchio al nostro personaggio, nel bailamme dei pensieri, c’è la figura enigmatica dello Spiritello, che interviene a sollevarlo dalle frequenti cadute (e sollevandolo, a fargli capire il valore in sé della caduta), e soprattutto c’è Francesco Magni. Cantautore brianzolo la cui parabola esistenziale e artistica si attaglia perfettamente alle riflessioni qui proposte (il nome stesso collocandosi tra i due poli del discorso: Francesco come il Santo, e Magni come i Carlo e gli Alessandro della Storia, grandi e potenti) entra nella narrazione come presenza agente, dandone anima e senso, oltre che le canzoni su cui è costruita l’intera storia, tratte dal suo ultimo CD.

Lo spettacolo si articola in parti recitate e in parti musicali, intercalate tra loro. Le canzoni si inseriscono liricamente nella storia, completandola, sottolineandone i passaggi cruciali, evocandone emotivamente i nodi rimasti da sciogliere: la storia di un uomo che potrebbe essere quella di chiunque, con le sue cadute, le sue sconfitte, e, infine, con una ritrovata collocazione nel mondo.

Centrali nel testo sono le metafore della corda, su cui sembra che sempre cammini il protagonista, e del viaggio, in diversi modi sviluppate, anche con elementi scenici.   

Anche il vino, il valore ambivalente di un bicchiere di vino (il protagonista è gestore di un’enoteca), ha un ruolo nello spettacolo, così come ce l’hanno i libri, che figurano in scena dall’inizio alla fine e in vario modo sono impiegati.

Informazione tecniche

  • Durata: 90 minuti
  • Necessità tecniche: nessuna
  • Autore e interprete: Marco Rubelli, con Manuela Chiarella

Volere volando

SPETTACOLO TEATRALE CON CANZONI DEL CANTAUTORE FRANCESCO MAGNI

Se cado, mi rialzo. Se cado, mi rialzo. No, non mi proteggo. Cadere, se è il caso, ma non passare la vita invano. La luce che ho dentro, il vuoto che mi porto. Sono solo un corpo nell'universo (una coscienza); un momento di eternità.

Dalla canzone, bellissima, di Francesco Magni, “Volare volando”, con quella “e” (di volere) al posto della “a” (di volare), a far slittare il campo semantico, a cambiare totalmente il sotteso, trae spunto questa storia, universale ma calata decisamente nel nostro tempo. La storia di un uomo insoddisfatto di sé, instabile, “sulla corda”, costretto a una vita lavorativa che detesta, che sente come mediocre e inadeguata, colto in un momento di grande crisi (la separazione con la moglie), che si trova a un certo punto della propria vita a riflettere sul fallimento di ciò che aveva vissuto come unico tentativo di riscatto, l’aspirazione artistica, la produzione pittorica, l’Arte!, tradottasi in lui solo come velleità artistica, ingenua e sempre poco convinta (e ancora più frustrante essendo egli unito con un’artista di successo) e declinata sempre nel senso dell’affermazione del Sé (della notorietà, del riconoscimento, della perpetuazione… del “Volere”) mai della liberazione del Sé (del “Volare”), con un malinteso impiego da parte sua delle ali della creatività.

Il tutto sfocia in una lucida, e ugualmente allucinata, meditazione, a tratti divertente, a tratti tragica, sul successo e l’affermazione nel mondo, sull’illusione che vi è dietro. Una meditazione, tra l’altro, condotta proprio su un cuscino “da meditazione”, yogi, buddista, nell’impossibilità, sempre goffamente manifesta, di tenere a freno il pensiero, che gira, gira… 

Una storia come tante, dunque, ma con un esito non scontato: la scoperta (tardiva, fuori tempo massimo, ma che importa?) della bellezza della propria vita (almeno sulla carta; anzi… sul quadro!) e di un’altra dimensione possibile, quella della profondità a scapito della grandezza, dell’umanità schietta e raccolta, che lo conduce infine a un’ulteriore scoperta: la realtà!, la realtà così come si presenta veramente, e non le distorte immagini mentali; e nella realtà, il corpo; e nel corpo: l’accettazione dell’annullamento inevitabile del sé, la consapevolezza dell’unica eternità che ci è concessa, in quell’unico punto.

A far da specchio al nostro personaggio, nel bailamme dei pensieri, c’è la figura enigmatica dello Spiritello, che interviene a sollevarlo dalle frequenti cadute (e sollevandolo, a fargli capire il valore in sé della caduta), e soprattutto c’è Francesco Magni. Cantautore brianzolo la cui parabola esistenziale e artistica si attaglia perfettamente alle riflessioni qui proposte (il nome stesso collocandosi tra i due poli del discorso: Francesco come il Santo, e Magni come i Carlo e gli Alessandro della Storia, grandi e potenti) entra nella narrazione come presenza agente, dandone anima e senso, oltre che le canzoni su cui è costruita l’intera storia, tratte dal suo ultimo CD.

Lo spettacolo si articola in parti recitate e in parti musicali, intercalate tra loro. Le canzoni si inseriscono liricamente nella storia, completandola, sottolineandone i passaggi cruciali, evocandone emotivamente i nodi rimasti da sciogliere: la storia di un uomo che potrebbe essere quella di chiunque, con le sue cadute, le sue sconfitte, e, infine, con una ritrovata collocazione nel mondo.

Centrali nel testo sono le metafore della corda, su cui sembra che sempre cammini il protagonista, e del viaggio, in diversi modi sviluppate, anche con elementi scenici.   

Anche il vino, il valore ambivalente di un bicchiere di vino (il protagonista è gestore di un’enoteca), ha un ruolo nello spettacolo, così come ce l’hanno i libri, che figurano in scena dall’inizio alla fine e in vario modo sono impiegati.

Informazione tecniche

  • Durata: 90 minuti
  • Necessità tecniche: nessuna
  • Autore e interprete: Marco Rubelli, con Manuela Chiarella